A PELLE VIVA

Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato PI, Italia. Curata da Marco Bazzini. 2016

A PELLE VIVA

A PELLE VIVA
Installazione nella Conceria Artigiano del Cuoio, Ponte a Egola PI

A PELLE VIVA

A PELLE VIVA
Installazione in Conceria Tempesti, Ponte a Egola PI

A PELLE VIVA

A PELLE VIVA
Conceria del Comprensirio del Cuoio di San Miniato PI

A PELLE VIVA

A PELLE VIVA (latino)
bronzo, legno, pelle, ferro, cm 242×650

A PELLE VIVA

A PELLE VIVA (arabo)
tecnica mista su pelle cm 172×272

A PELLE VIVA

A PELLE VIVA (suwaili)
bronzo, alluminio, pelle, cm 240×230

A PELLE VIVA

A PELLE VIVA
incisione e tecnica mista su pelle , diam. cm 124

A PELLE VIVA

A PELLE VIVA (persiano)
incisione e tecnica mista su pelle, diam. cm 124

A PELLE VIVA

A PELLE VIVA (pashto)
incisione e tecnica mista su pelle, diam. cm 124

A PELLE VIVA

A PELLE VIVA (pashto)
incisione e tecnica mista su pelle, diam. cm 124

A PELLE VIVA

A PELLE VIVA (CORSO)
installazione pelle e ferro su legno laminato oro, cm 120×90

A PELLE VIVA

A PELLE VIVA
installazione pelle e ferro su legno laminato oro, cm 120×90

A PELLE VIVA

JTVANIIU A TVAKK
bronzo, pelle, cm 30X20X9

A PELLE VIVA

A PELLE VIVA
tecnica mista su pelle, diam.cm 124

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Planisferi tracciati su pelli di animali; dischi circolari in cui l’imago mundi non conosce più l’ordine costituito; mappe come modelli di un’apparente immobilità e di futuribili profezie; carte geografiche che non forniscono segni convenzionali per orientarsi nella vita concreta; cartografie non più politiche in cui i confini si sono disciolti o i diversi stati si sono affastellati gli uni sugli altri. E ancora, segni aggrovigliati e avviluppati a formare strane figure di un animale che però lo sguardo attento rileva essere i perimetri delle diverse nazioni che formano il vecchio continente, oppure, nuovi e inediti spazi che irrinunciabilmente rimandano a enigmatiche figure che è possibile leggere soltanto come residui mnemonici d’ipotetici viaggi. Infine, una certezza, nei tracciati di quell’emigrazione che perduta nel tempo ha contribuito alla diffusione della presenza umana sul pianeta durante i primi e molti milioni di anni della sua evoluzione. Ecco come appaiono le opere di Christian Balzano, riunite nel ciclo che ha voluto intitolare “A pelle viva”, allo sguardo dello stupefatto e disorientato geografo che non per caso è entrato in mostra. Il mondo si presenta allo studioso diverso da quello con cui è abituato a confrontarsi giornalmente ma la sua lettura non termina su queste prime e divergenti considerazioni cartografiche perché, al contrario di quanto siamo soliti pensare, la geografia non è soltanto l’elenco di fiumi, montagne e città riportate topograficamente su una carta. Infatti, un qualcosa di antico è evocato nella sua memoria da quella materia, la pelle di animale, su cui sono tracciati i territori, proprio com’era accaduto alle origini della disciplina; un sapore di passato fluisce anche dalla disposizione tangente degli emisferi che però stenta a riconoscere all’interno dei cerchi su cui sono stati tracciati dall’artista. Non meno arcaico appare il laconico disegno dei continenti, ridotti soltanto ai loro esterni perimetri, come nella prima rappresentazione della Terra di Anassimandro di Mileto, anche se, rispetto a questa che già non era dettagliatissima, le geografie di Balzano sono totalmente prive delle più basilari indicazioni topografiche. Suggestioni storiche che tengono vivo il suo interesse, la piacevolezza del suo sguardo e inevitabilmente lo introducono all’interno di quel dibattito troppo interno ai soli addetti ai lavori che riguarda le implicazioni aperte dalle carte mute. Queste sono sicuramente uno strumento irrinunciabile per la costruzione di quelle tematiche; un utile esercizio che permette di localizzare nello spazio qualsiasi tipo di fenomeno ma proprio questa estrema libertà mina l’ordine consolidato e diventa funzionale a istaurarne uno alternativo. Diventa un nuovo mondo tutto da scrivere.
Il suo contributo a questo colloquio inizia dalla bambina che sta “spellando” il mondo, dal suo cercare metaforico di tirare fuori dal mappamondo le parti acquatiche, di riappropriarsi direttamente e senza mezzi termini del bene più prezioso per la continuità della vita. Una scena poetica che sembra anche alludere a una delle numerose leggende sull’origine del mondo. Ma allo stesso tempo questa piccola monella ci obbliga ad assumere un’altra posizione, a rompere lo stato con cui normalmente ci confrontiamo con il globo terreste perché stando vicino a lei non possiamo più girarci intorno o farla girare.
Alle sue opere l’artista assegna titoli che si ripetono come un refrain, se letti tutti di seguito potrebbero far pensare a una litania. In quest’occasione, come è possibile verificare con la lettura delle didascalie delle opere, Balzano ha voluto porre l’attenzione su “pelle viva” traducendo quest’espressione, che indica un qualcosa di doloroso e amaro, nelle più diverse lingue; ha utilizzato gli idiomi delle piccole comunità e minoranze culturali in modo da mostrare l’altra faccia della comunicazione globale.
E la diversità sappiamo che è stata parte fondamentale della nostra evoluzione fisica e culturale, un lungo viaggio nel tempo e nello spazio che ha permesso a l’uomo di diffondersi e abitare completamente la terra. A guardia di questa storia evolutiva tracciata nelle sue principali linee su una pelle rossa, l’artista ha messo due bimbi, uguali ma differenti tra loro. Due sentinelle sul futuro che se solo qualcuno prova a toccare suonano come un campanello d’allarme.
Marco Bazzini
 

info@christianbalzano.com

Eng / Ita